Realtà Virtuale e Privacy: Chi Controlla le Tue Informazioni?

  • Gianluigi Colombo
  • Società
  • 7 min di lettura

Dai videogiochi iper-realistici alle simulazioni di training complesse, dalle interazioni sociali innovative agli eventi live in mondi virtuali, la realtà virtuale (VR) sta guadagnando rapidamente terreno fra gli strumenti innovativi a disposizione del genere umano e quella che stiamo vivendo sembra essere l’alba di una nuova era digitale che prende forma attraverso la VR.

Tuttavia, questo salto dimensionale nell’esperienza digitale non è solo puro divertimento, ma ci porta a riflettere su questioni pratiche e rilevanti che riguardano i dati che generiamo in questi ambienti e, soprattutto, il diritto di possedere e controllare la nostra identità virtuale.

Ci avevate mai pensato?

Dietro a ogni interazione immersiva, c’è una traccia digitale fatta di dati personali sempre più dettagliati, per cui la domanda è: chi controlla questi dati? E quanto sappiamo davvero su ciò che viene raccolto su di noi nei mondi virtuali?

Iniziamo allora ad esplorare questo aspetto della tecnologia VR per avere un quadro generale della situazione e comprendere le sfide e le implicazioni di un mondo dove i confini tra reale e virtuale si fanno sempre più labili.

Cosa Sono i Dati VR (e Perché Sono Diversi da Tutti gli Altri)

Quando varchiamo la soglia di un ambiente virtuale, attraverso un visore e sensori specializzati, non ci lasciamo completamente alle spalle il mondo fisico, ma lo portiamo con noi in un flusso continuo di dati.
A differenza della semplice cronologia web o dei like sui social, i dati raccolti nella VR sono molto più intimi e sensibili. Quando entriamo in un ambiente virtuale, infatti, i visori e i sensori possono registrare:

  1. Dove guardiamo
  2. Come reagisce il nostro corpo
  3. Chi siamo e cosa ci piace

Analizziamo quindi la ricchezza e le caratteristiche di queste informazioni digitali:

  • Il Tracciamento Oculare e Dati dello Sguardo.
    Il tracciamento oculare in VR non si limita a seguire la direzione del nostro sguardo, ma ne analizza anche la durata, i percorsi visivi e (in alcuni casi) persino la dilatazione pupillare, ricavando informazioni sui nostri livelli di attenzione, interesse e persino sulle nostre risposte emotive a stimoli specifici.
  • I Dati Biometrici Virtuali.
    La VR sta spingendo i confini della raccolta di dati biometrici ben oltre le impronte digitali o il riconoscimento facciale. Sensori sempre più sofisticati sono in grado di monitorare in tempo reale il nostro battito cardiaco e le espressioni del nostro viso (anche minime), svelando così le nostre emozioni, il nostro livello di stress o il nostro coinvolgimento.
  • Dati Demografici, Comportamentali e le Nostre Interazioni Virtuali.
    Quando ci registriamo a una piattaforma VR o interagiamo con i contenuti, forniamo informazioni come età, genere, provenienza e interessi (così come accade anche per molti social, portali, piattaforme o app). Tuttavia, la vera miniera di informazioni risiede nei dati comportamentali generati dalle nostre azioni all’interno del mondo virtuale.

La peculiarità di questi dati risiede nella loro natura che spesso è inconscia. Se ci riflettiamo per un momento, ci rendiamo conto che a differenza di un “mi piace” su un social network, le nostre reazioni e i nostri comportamenti in VR sono generalmente più autentici e meno filtrati dalla consapevolezza di essere osservati.

Questi dati, apparentemente innocui, possono rivelare preferenze nascoste, reazioni inconsce e persino vulnerabilità psicologiche. Le nostre preferenze estetiche negli ambienti virtuali, gli acquisti che facciamo, i nostri pattern di movimento, le nostre reti sociali virtuali e persino il modo in cui risolviamo problemi in scenari simulati diventano informazioni preziose.
Tutti questi elementi offrono una finestra senza precedenti sul nostro stato fisiologico ed emotivo, aprendo scenari inediti in termini di profilazione e potenziale manipolazione.

I Rischi: Quando l’Immersione Diventa Invasione

La ricchezza dei dati personali che condividiamo nel mondo VR ha necessità di essere gestita con la massima cura e trasparenza. È dunque fondamentale capire come agire in sicurezza e comprendere anzitutto quali sono i potenziali pericoli che si celano dietro ai mondi virtuali.

Vediamo allora quali sono i principali rischi legati alla privacy in ambienti VR:

  • Sorveglianza continua:
    Se le interazioni virtuali vengono costantemente monitorate e analizzate, il fatto di sapere di essere sotto osservazione potrebbe minare la spontaneità e l’autenticità delle esperienze in VR.
  • Manipolazione emotiva:
    I dati sulle reazioni emotive e i processi decisionali potrebbero essere sfruttati per influenzare il comportamento degli utenti. Ad esempio, creando un marketing o pubblicità più mirate ed aggressive per manipolare meglio le nostre decisioni.
  • Furto d’identità digitale:
    I dati biometrici raccolti in VR rappresentano una forma di identificazione, un po’ come se fossero delle impronte digitali virtuali. Se questi dati venissero rubati, potrebbero essere sfruttati per impersonarci in altri contesti digitali, causando furti d’identità, frodi ed altre attività illecite.
  • Monitoraggio nascosto:
    Spesso, gli utenti potrebbero non essere pienamente consapevoli di quali dati vengono raccolti, né di come sono effettivamente gestiti. Un monitoraggio nascosto o un uso indebito di queste informazioni, rappresenta una violazione del diritto alla privacy e al controllo sui propri dati personali.

La possibilità che l’esperienza di realtà virtuale si trasformi in un grande fratello digitale e la mancanza di trasparenza nei processi di raccolta e analisi dei dati VR possono minare la fiducia degli utenti e ostacolare l’adozione responsabile di questa tecnologia. Ma cosa possiamo fare?

Chi Regola la Privacy nella VR? Leggi, Strategie e Tecnologie

Per fortuna, non siamo del tutto scoperti! Alcune normative e iniziative, infatti, cercano di proteggere i nostri diritti digitali anche nel mondo virtuale.

La crescente consapevolezza dei rischi per la privacy legati alla VR sta spingendo i legislatori di tutto il mondo a confrontarsi con la necessità di estendere e adattare le normative esistenti a questo nuovo contesto tecnologico.

Attualmente, esistono delle regole che cercano di proteggere i nostri dati personali. Vediamo alcuni degli strumenti più importanti per la nostra tutela:

  • GDPR (Europa)
  • CCPA (California)
  • Strategia Italiana VR/AR 2025
  • PET (Privacy-Enhancing Technologies)
  • Consenso informato

A questo punto è il caso si scoprire meglio cosa sono e come agiscono esattamente per proteggere i nostri dati. Conosciamole meglio nel dettaglio:

GDPR: Il Pilastro Europeo della Privacy

Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) è in vigore dal maggio 2018 e rappresenta un punto di riferimento globale per la protezione dei dati personali. Questa normativa europea stabilisce regole chiare su come le aziende possono raccogliere, utilizzare e conservare i dati personali dei cittadini europei. Il GDPR richiede che le aziende ottengano il nostro consenso esplicito prima di raccogliere dati sensibili e ci dà il diritto di sapere quali dati hanno su di noi, di chiederne la correzione o la cancellazione (“diritto all’oblio”).

Il Garante per la Protezione dei Dati Personali (Garante Privacy), invece, è l’autorità indipendente italiana incaricata di vigilare sull’applicazione del GDPR e di tutelare i diritti dei cittadini in materia di protezione dei dati.

CCPA e CPRA: La Frontiera Californiana

Il California Consumer Privacy Act (CCPA) e il California Privacy Rights Act (CPRA) sono stati introdotti rispettivamente nel 2020 e nel 2023.

Queste leggi conferiscono ai consumatori californiani diritti simili a quelli del GDPR, tra cui il diritto di sapere quali dati vengono raccolti, il diritto di richiederne la cancellazione, il diritto di opporsi alla vendita dei propri dati e il diritto alla non discriminazione per l’esercizio dei propri diritti alla privacy.

Chi amministra queste regolamentazioni? La California Privacy Protection Agency (CPPA), così come il nostro Garante della Privacy, è l’ente statale responsabile dell’applicazione e dell’interpretazione di queste normative.

La Visione Italiana per il Futuro Digitale

La Strategia Italiana per le Realtà Virtuali e Aumentate 2025. è un documento che serve a delineare le priorità e le azioni del governo italiano per promuovere lo sviluppo e l’adozione delle tecnologie VR e AR nel paese.

Il documento è stato progettato e pubblicato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) e un aspetto cruciale di questa strategia è la forte enfasi sull’etica e sulla protezione della privacy degli utenti in questi nuovi ambienti digitali. Il suo scopo, infatti, è quello di riconoscere la necessità di affrontare le questioni etiche e la tutela di privacy e diritti nell’evoluzione delle tecnologie immersive.

PET: L’Innovazione al Servizio della Privacy

Di fronte alla crescente sofisticazione delle tecniche di raccolta e analisi dei dati, un ruolo sempre più cruciale è giocato dalle cosiddette Privacy-Enhancing Technologies (PET). Queste tecnologie rappresentano un insieme di strumenti e tecniche progettate per ridurre al minimo la raccolta di dati personali, rendere anonime le informazioni, limitare la loro divulgazione e fornire agli utenti un maggiore controllo sui propri dati.

Esempi di PET collegate al contesto VR includono:

  • la crittografia end-to-end (che rende i dati illeggibili a chi non ha la chiave) per proteggere le comunicazioni virtuali
  • tecniche di anonimizzazione e pseudonimizzazione per rendere i dati meno identificabili
  • la privacy differenziale per aggiungere “rumore” ai dataset per proteggere la privacy dei singoli individui pur consentendo l’analisi di gruppo

Un Consenso Informato Realmente Significativo

Questo strumento, pur essendo già noto e presente anche al di fuori del contesto VR non sembra ottenere i risultati sperati.

Il Consenso Informato è il principio secondo cui le persone devono essere chiaramente informate su come i loro dati verranno utilizzati e devono dare il loro permesso (consenso) in modo libero e consapevole.

Tuttavia, nel mondo della VR, il tradizionale modello di “privacy policy” costituito da testi lunghi e complessi spesso non è sufficiente. A questo proposito, la California Law Review ha pubblicato analisi approfondite sulla necessità di superare il consenso informato basato sul testo nel contesto della VR.

Sembra quindi necessario trovare modi più interattivi e comprensibili per spiegare agli utenti cosa succede ai loro dati e ottenere un consenso realmente informato.

Un Futuro Virtuale con Etica e Consapevolezza

La realtà virtuale possiede un potenziale trasformativo inimmaginabile, offre opportunità incredibili, esperienze più coinvolgenti, connessioni più profonde, nuove forme di apprendimento e intrattenimento.

Nonostante questo, non dobbiamo dimenticare che dietro gli avatar e le esperienze immersive ci siamo noi. Serve quindi un approccio etico e responsabile alla gestione dei dati personali.

È responsabilità dei legislatori, delle aziende tecnologiche e degli utenti stessi collaborare per definire un ecosistema VR che ponga al centro la protezione della privacy e l’autonomia individuale.

Ciò significa che le aziende che sviluppano e gestiscono piattaforme VR devono adottare pratiche responsabili per la protezione dei dati, ma anche che noi utenti dobbiamo essere consapevoli dei rischi e chiedere trasparenza e controllo sulle nostre informazioni. Solo così potremo costruire un futuro virtuale che sia non solo coinvolgente, ma anche rispettoso della nostra privacy e della nostra autonomia.